mercoledì 2 agosto 2017

DA RIALE AL RIFUGIO SOMMA LOMBARDO






SENTIERO: E
TEMPO MEDIO DI ASCENSIONE 2:30
TEMPO MEDIO DI DISCESA: 1:50
ALTITUDINE MASSIMA  2560 m
RIFUGIO DI RIFERIMENTO: rifugio SOMMA LOMBARDO
PERIODO CONSIGLIATO: FINE GIUGNO - SETTEMBRE

Con questo post inauguriamo la sezione “Non tutti i sentieri sono per tutti”, in questa sezione troverete percorsi e sentieri meno adatti a principianti e nofiti della montagna, complessi per vari motivi, sia perché richiedono una preparazione atletica più decisa sia perché hanno lunghi tratti attrezzati. Molti sentieri sono proposti qui sono classificati EE o comunque prima di decidere di andarci sarà necessaria una valutazione della propria condizione fisica.
Per il primo percorso dovrete uscire anche dalla Lombardia e recarvi niente meno che in Piemonte. In val Formazza verso il ridente abitato di Riale.
Vi portiamo al rifugio Somma Lombardo, a quota 2560, davanti al bellissimo lago del Sabbione.
Giunti a Riale dovrete superare il piccolo abitato, superare una caratteristica chiesetta gialla e trovare parcheggio nel grosso prato con davanti a voi il muraglione della diga di Morasco che crea l’omonimo invaso artificiale (nota economica, il parcheggio costa 3 euro al giorno ma se vi fermate a mangiare in uno dei rifugi della valle e mostrate la ricevuta al ritorno vi sconteranno il ticket e potrete lasciare il posto senza pagare alcunché, quindi se non vi portate il pranzo al sacco conservate la ricevuta).
Lasciata la macchina al parcheggio e prendete la strada chiusa al traffico, pur essendo asfaltata è possibile tagliare i pochi tornanti passando per un sentiero tracciato nel prato che riduce di molto la strada ma che, di contro, è molto ripido e vi darà subito un deciso strappo ai polpacci. Arrivati alla diga e oltrepassatala vi accorgerete immediatamente di un lunga strada carozzabile che, praticamente
in piano, vi conduce verso la stazione di una funivia.
Quando sarete arrivati nei pressi della funivia noterete un sentiero che
si abbassa verso il torrente Gries, prendetelo e scendete all’altezza del torrente che passerete in un piccolo e agile guado.
punto di guado del torrente Gries
A questo punto si aprono due possibilità il sentiero nuovo, che sale protetto dalla montagna e vi porta con tranquillità relativa in quota oppure il sentiero vecchio che e, invece, esposto e in alcuni casi strapiombante e sale in quota molto decisamente senza smettere mai di perdere pendenza, il consiglio che ci sentiamo di darvi è quello di usare il sentiero nuovo per la discesa e il vecchio per la salita, cosa che vi permetterà di diversificare il tracciato nel ritorno, almeno nel suo pezzo finale. Quello che sconsigliamo è di fare il sentiero vecchio a ritorno soprattutto se il tempo non è dei migliori.
Se optate per il sentiero vecchio giunti alla palina segnaletica tenete la sinistra e puntate verso la traccia che vedete alzarsi verticalmente davanti a voi, diversamente seguite la freccia sulla destra.
Il sentiero salirà decisamente per circa 2 chilometri e mezzo senza lasciare mai la costa del torrente che vedrete scorrere sotto di voi.
Giunti ad un ennesimo scollinamento potrete osservare una piccola baita di pastori, tenetela sulla destra e seguite le indicazioni per Rifugio Mores e rifugio OMG 3A dirigendovi verso il ghiaione.

Qui dovrete orientarvi nella salita con i segnavia invernali ma si tratta
di pochi metri, poi ritroverete il sentiero e ricomincerete a salire in modo deciso sul sentiero che vi conduce verso una nuova diga che produce, questa volta, il Lago dei Sabbioni. Arrivati al lago vedrete una freccia che indica il rifugio Somma Lombardo che è poco sopra di voi, meno di dieci minuti a piedi.
Per il ritorno, se decidete di seguire il nostro consiglio e prendere il sentiero nuovo, una volta scesi dal ghiaione noterete una palina con dei cartelli, uno dei quali vi indica Riale, vedrete che il sentiero torna brevemente a salire per scollinare su una piccola collina sul versante del rifugio Busto Arsizio. Seguite il sentiero che tornerà a scendere, ripido ma decisamente più sicuro e segnato verso il fondovalle.


lunedì 31 luglio 2017

MONTE LEGNONE Da Pagnona al Rifugio Griera lungo la strada militare

SENTIERO: T
TEMPO MEDIO DI ASCENSIONE 2:00
TEMPO MEDIO DI DISCESA:  1:20
ALTITUDINE MASSIMA 1695
RIFUGIO DI RIFERIMENTO: GRIERA
PERIODO CONSIGLIATO: TUTTO L'ANNO SE NON C'E' NEVE, IN AUTUNNO INVERNO TELEFONATE PRIMA PER SAPERE SE IL RIFUGIO è APERTO

L'itinerario che vi proponiamo oggi fa parte della sottocategoria dei "Culipesantissimi", una specie di trekking induividuata nel primo ottocento dalle signore bene della borghesia inglese. In parole povere è un percorso dove non potete trovare nessuna scusa, o arrivate in fondo o siete pronti per il salumificio, nei panni della mortadella.
Nonostante la premessa atletica il percorso è molto panoramico e vi permette di osservare alcuni bellissimi scorci della zona Lariana.

Pronti? via.
Bacio alla mamma: FATTO
Lettera di addio alla fidanzata (che non si sa mai cosa può farti una capra nel bosco): FATTO
Zainetto dei supereroi in spalla: FATTO

Settate il vostro navigacoso sull'abitato di Pagnona, giunti che vi sarete superatelo e dirigetevi verso Tremenico, sono pochi chilometri di strada molto stretta a due corsie per senso di marcia, state molto accorti (sul serio stavolta). Prima di giungere a Tremenico vedrete una strada sterrata molto evidente che si discosta dalla strada principale sulla vostra destra, sulla sinistra c'è un piccolo parcheggio buono per tre o quattro di macchine al massimo, vi accorgerete che è la strada giusta per via dei vari cartelli che indicano i vari alpeggi e la palina segnaletica che vi indica se il rifugio Griera, vostra
meta, è aperto o chiuso. Fermate il vostro biroccio e cominciate la salita.

Quella che si apre davanti a voi è una vecchia strada militare costruita nel primo novecento quando il monte Legnone era parte integrante di quell'enorme spreco di tempo e soldi del regno che prese il nome di Linea Cadorna (se siete interessati andate su Wikipedia  che un ripasso di storia non vi può che fare bene, e poi magari questa sera finite a banfarvi della cosa e riuscite pure a limonare).

Ora, senza stare a dilungarci troppo sappiate che lo sterrato non vi abbandonerà praticamente più e salirà in quota dolcemente per 750m di dislivello e 19 tornanti che, per vostra conoscenza sono segnalati con numerazione progressiva dalla polisportiva di Pagnona.

Superato il 19° tornante evitate la strada dritta che vi indica la cima del monte Legnone (salita di cui parleremo in un post successivo) e dirigetevi verso il rifugio che ora noterete poco copra di voi.

Nota culinaria N°1 poco prima del rifugio troverete una malga con animali liberi al pascolo (se vi portate dietro Fido ricordatevi di mettergli il guinzaglio, mucche e capre di montagna non sono sempre amichevoli con gli altri animali e qualche cartello vi ha già avvertito durante la salita). Alla malga si produce dell'ottimo formaggio di mucca e di capra (sorpresa, le malghe servono per fare il formaggio non per segregare Heidi). Se trovate il padrone il consiglio è quello di comprare un bel pezzo di quello che vi pare, tanto è tutto molto buono.

Superata la malga il Rifugio è a un passo.

Nota culinaria N° 2, al Griera si mangia tanto e bene, la sapiente ostessa, Serena, vi farà mangiare fino a esplodere quindi godete. Non mancate di assaggiare pure le grappe e i liquori, fidatevi.

Buona salita e buon colesterolo! 







lunedì 25 aprile 2016

RESEGONE: DALLA FORCELLA DI OLINO AL RIFUGIO AZZONI


SENTIERO: E
TEMPO MEDIO DI ASCENSIONE 2:00  - 2:30
TEMPO MEDIO DI DISCESA: 1:40
ALTITUDINE MASSIMA  1875 M 
RIFUGIO DI RIFERIMENTO: RIFUGIO AZZONI
PERIODO CONSIGLIATO: MAGGIO - SETTEMBRE

L'altra volta ci siamo fermati in basso.
Abbiamo rifocillato il tuo ego che, incredibilmente, è vicino al tuo stomaco in modo imbarazzante, e abbiamo dato un pò di "fiato" alle tue gambe demuscolarizzate dagli ozi di un inverno passato tra grassi insaturi e lussi da satrpo.
Oggi abbiamo deciso di fare sul serio e portarti in vetta al Resegone.
Cominciamo con un pò di contesto.
La tua prof di italiano dovrebbe avere lasciato un segno indelebile nella tua adolescenza. Non stiamo parlando dei sogni erotici che ti facevi pensando a lei nella tua cameretta piena di leziosità, stiamo parlando di quando ti ha fatto leggere quel mattonazzo incommensurabile che aveva per titolo "I Promessi Sposi".
Sappiamo che ti stiamo facendo cosa gradita rimembrandoti il famoso incipit che tanto ti fece sentire inadeguato:
Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutte a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un’ampia costiera dall’altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all’occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e l’Adda rincomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l’acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni. La costiera, formata dal deposito di tre grossi torrenti, scende appoggiata a due monti contigui, l’uno detto di san Martino, l’altro, con voce lombarda, il Resegone, dai molti suoi cocuzzoli in fila, che in vero lo fanno somigliare a una sega: talchè non è chi, al primo vederlo, purchè sia di fronte, come per esempio di su le mura di Milano che guardano a settentrione, non lo discerna tosto, a un tal contrassegno, in quella lunga e vasta giogaia, dagli altri monti di nome più oscuro e di forma più comune.

Per via della sua forma dentellata il Resegone è una delle montagne più riconoscibili della Lombardia, domina la citta di Lecco viene considerata (a ragion veduta) insieme alle due grigne la montagna che meglio rappresenta la zona Lariana dalla regione.
A dispetto delle apparenze la salita alla cima del monte non è particolarmente impegnativa ed è fattibile anche a chi non ha grandi competenze di trekking. La punta più alta della montagna è la Punta Cermenati (1875m) che si trova subito sopra al rifugio Azzoni.

Per ora ti proponiamo la salita dalla forcella di Olino (sentiero 17), in un post successivo ti daremo le indicazioni per la variante dal Morterone Sentiero 16, non ci sono molte differenze in difficoltà e tempi di salita.

Pronti, via. Preparate la vostra auto per la partenza e dirigetevi verso Lecco, passata che avrete la prima galleria del passante prendete la seconda uscita per Valsassina.
Vi trovrete a percorrere una nuova serie di lunghe gallerie fino a che non arriverete ad una rotonda presso il paese di Ballabio.
qui seguite le indicazioni per Morterone.
ATTENZIONE: la strada che va verso Morterone si apre sulla sinistra a circa un chilometro dalla rotonda. se sbagliate e andate dritto vi ritroverete dentro a Lecco e dovrete tornare indietro.  La strada è indicata da un cartello che può sfuggire alla vista quindi piedino leggero sull'accelleratore. Se non sbagliate direzione a breve vi troverete a percorrere una bellissima strada molto stretta e panoramica. Tutto magnifico se non fosse che è a doppio senso e piena di curve cieche, occhio a eventuale auto in senso opposto, ci sono modi migliori di un frontale per fare delle belle amicizie.
seguendo la strada per poco più di una decina di chilometri vi troverete all'imbocco di una piccola galleria con due spiazzi adibiti a parcheggio e noterete le paline con le varie indicazioni (una molto grossa reca la scritta RESEGONE). In settimana troverete parcheggio senza grandi problemi anche prima della galleria, nel weekend non credo che sarete altrettanto fortunati.

Cominciate a incamminarvi dopo aver chiuso l'auto ed esservi fatti il solito selfie del cazzo che avrete mandato ad amici e conoscenti.
Il sentiero, che inizialmente è in salita subito dopo diventa pressocché pianeggiante e così rimarrà per un bel pò, per vostra somma e immotivata gioia (pensate che se per ora è piano prima o poi dovrà prendere quota). Sin dall'inizio della salita vi sarete resi conto che il sentiero non è segnalato molto bene, il fatto è che da lì partono davvero molti sentieri e che, per questo motivo, almeno inizialmente seguire un segnavia o l'altro non fa alcuna differenza. Dopo una quindicina di minuti di cammino troverete un bivio che riconoscerete per via di una casetta di cemento alla vostra sinistra. Andate dritti seguendo il sentiero segnato da bandierine rosso bianco rosso con la scritta DOL.
Il sentiero sempre molto facile continua tra gli alberi, si incontrano di sovente molte deviazioni (Forbesette, Morterone, Erna, Passo del Giuf) seguite sempre i segnavia con le diciture DOL o quelle che indicano il sentiero N°17 o ancora, molto più di rado, quelle con la dicitura RIFUGIO SEL.

Tra gli alberi si aprono scorci tra i monti della zone e in un paio di casi si aprirà davanti a voi il profilo del Resegone che vi apparirà molto lontnano e che vi farà dubitare della bontà delle stime dei tempi che vi stiamo dando e soprattutto delle vostre possibilità. Non preoccupatevi, non è per niente così.
Se avete seguito le indicazioni correttamente dopo una buona mezz'ora di saliscendi vi troverete in mezzo ad un bosco con alti aberi e il sentiero scompare in quello che sembra il letto asciutto di un torrente. sulle rocce potete asservare i segnavia che proseguono verso l'alto. continuate a salire e in breve arriverete all'area sosta dette di Forbesette. Qui le indicazioni sono nuovamente molteplici, voi prendete il sentiero che si apre sulla vostra sinistra con le varie indicazioni DOL, 17, 16.
Attenzione: seguendo il sentiero ad un certo punto vederete che si biforca, uno va in salita e l'altro prosegue quasi in piano, sul sentiero in piano troverete una freccia con la dicitura rifugio Resegone, se la vostra meta è la cima non la seguite (sappiamo che sembra banale ma visto che lo fanno in molti,  ve lo diciamo).
Da qui la strada si fa più impegnativa e, almeno fino alla metà di maggio (anche di più se l'inverno è stato rigido) da qui troverete molti tratti innevati.
Di norma non servono ramponi o altri attrezzi, basta un pò di attenzione.
Qui il paesaggio cambia, gli alberi si diradano e tutto dà una maggiore impressione di montagna come si deve... dai, è il momento, tira fuori il cellulare, puoi dire di essere chissà dove, nessuno potrà mai sospettare che sei solo a 1500m.
La vetta non dista molto, ma il sentiero si fa ripido e roccioso, a volte si perde in mille deviazioni che però ti riconducono. sempre nella stessa direzione. A tratti vedrai la croce sulla cima.

Se il sentiero è ricoperto di neve potrai seguire senza problemi le tracce che sono state lasciate da coloro che sono saliti prima di te. L'unica accortezza che ti suggeriamo è quella di stare attento a non scivolare nei pressi degli strapiombi.

in breve arriverai a una forcella che ti mostra il versante lecchese della montagna e dove una palina segnaletica ti indica il rifugio Azzoni e la cima.








Il rifugio e la cima sono oltre la cresta che vedi alla tua destra.
Il rifugio Azzoni è sempre aperto nei Week end e nei mesi di luglio e agosto anche in settimana.
Oltre il rifugio ormai puoi vedere la scala in cemento che porta alla cima Cermenati la più alta delle vette del monte sulla cui cima puoi osservare una grossa croce e un altare in pietra ottimo per fare asciugare le maglie pezzate di sudore.

Nell'augurati buona salita ti benediciamo dall'altare medesimo... possiamo farlo, ce lo ha detto il Dio della Montagna.


  

  

martedì 19 aprile 2016

RESEGONE: DA ERVE AL RIFUGIO ALPINISTI MONZESI


SENTIERO: E
TEMPO MEDIO DI ASCENSIONE 1:45 - 2:00
TEMPO MEDIO DI DISCESA: 1:30
ALTITUDINE MASSIMA  1173 M 
RIFUGIO DI RIFERIMENTO: CAPANNA ALPINISTI MONZESI (CAPANNA MONZA) - APERTO MERCOLEDì E NEI WEEK END TUTTO L'ANNO E SEMPRE APERTO NEI MESI ESTIVI
PERIODO CONSIGLIATO: TUTTO L'ANNO TRANNE I MESI INVERNALI PIU' RIGIDI E NEVOSI (NEI MESI ESTIVI MOLTO FREQUENTATO)
CONSIGLI ULTERIORI: portate calze di ricambio se fate la salita nei mesi primaverili, non è carino restare tutto il giorno con i piedi zuppi d'acqua se si cade in una delle pozze del torrente.


Dopo una pausa invernale dedicata a fare altro e ad espiare i nostri peccati siamo tornati sulle tracce di qualche itinerario per principianti.
Lo sapete, un dio ci apparve anni fa, sotto forma di Muflone argentato e ci intimò di portare il verbo della montagna anche a voi, che passate la vostra vita tra i colesterolici agi della città.

Arriva la primavera, il vostro tasso glicemico ha portato il vostro medico al collasso, siete più gottosi di un monarca del cinquecento spagnolo e la vostra partner teme di sprofondare tra i vostri rotoli nel momento della coccola serale (o quello che fate voi, non ci importa). E' giunta l'ora della vostra trasformazione annuale.
Ora che i fiori sbocciano, le gemme imperlano i rami e gli animali d'ogni sorta preparano le danze dell'amore, anche il vostro istinto primordiale di barbaro guerriero nordico si risveglia dal torpore metropolitano bramoso di calcare nuovi arditi sentieri tra le vette.
Ovvio, non è che siete proprio allenati come un tempo, quando, doppiavate, madidi di maschio sudore, i tempi indicati sulle segnaletiche (nel senso che ci mettevate il doppio del tempo).
L'itinerario che ti proponiamo è quello che fa per te.
Unisce il bello di una passeggiata a contatto con la natura, allo sforzo non esagerato della prima uscita, alla bellezza petrarchescha del veder chiare dolci e freche acque, non fingete di avermi capito, tanto ormai l'ignoranza è sdoganata, piuttosto, preparate lo zainetto con l'occorrente come vi abbiamo insegnato nei post precedenti e gambe in spalla.

Settate l'apparecchio di localizzazione geosatellitare sull'abitato di ERVE, piccolo centro sopra Calolzio Corte, in provincia di Lecco.
Arrivati che sarete al paese, attraversato un bellissimo canion tra le montagne cerca posto in uno dei molteplici parcheggi che troverete costeggiando il torrente. Non vi potete perdere, la strada asfaltata termina all'attacco del sentiero quindi non ci sono possibilità di errore, se sei fortunato, o se decidi di salire in settimana potresti addirittura trovare parcheggio a ridosso ponticello che segna l'inizio del tuo percorso per i monti.
Subito oltre il ponte, che come sapete divide la città dall'avventuroso mondo della natura selvaggia e sempreverde, si inerpica una strada carrozzabile chiusa al traffico ma dove puoi ancora trovare qualche mezzo agricolo in discesa o in salita.

La strada costeggia un torrente che via via lambisce sempre più i vostri piedi e che, giunti nei pressi di una casa bianca che porta nome di rifugio due camosci dovrete guadare come faceva Indiana Jones in uno di quei film che vi siete guardati per la millesima volta a casa questo inverno mentre ingoiavate patatine e tracannando bevande gassate.

Il guado del torrente non presenta  alcuna difficoltà né qui né le presenterà le successive sei o sette volte che vi capiterà di farlo durate la salita quindi non ve la menate, non fate selfie e non andate a fare i bulli di quartiere. Un solo consiglio serio, se salite con cani fate attenzione, le pozze più in basso e più in alto sono un goloso gioco per i quadrupedi domestici ma in alcuni casi, soprattutto a primavera è difficile uscirne e spesso ci si deve passare una buona mezz'ora per estrarre Fufi dal suo bidet.
Passato che avrete il guado della vita, troverete che la mulattiera che sin qui vi ha accompagnati si riduce alle dimensioni di un vero e proprio sentiero che si inerpica tra i boschi, passando vicino ad una fonte d'acqua e a piccole costruzioni che fungono da rimesse per i contadini che hanno campi in quelle zone.
Nelle giornate di primavera da qui si incontrano bellissimi esemplari di salamandra, occhio a non schiacciarle ed evitate che Fufi (ma che cazzarola ve lo siete portati dietro a fare se non lo sapete tenere?) nel tentativo di fare una strage non caschi nel ruscelletto di cui sopra.

Il sentiero non presenta alcuna difficoltà ma spesso è molto fangoso e umidiccio (se così non fosse col cavolo che trovavi le salamandre!) quindi ti può capitare di fare qualche mezzo scivolone ma non ti preoccupare il pregiato lardo che ti è cresciuto nei mesi invernali intorno alla vita e sui glutei attutirà qualunque urto.
Dopo alcuni minuti di cammino vi troverete ad un bivio che indica il rifugio Alpinisti Monzesi meglio conosciuta come Capanna Monza.
Il sentiero N° 11 come potete osservare procede in entrambe le direzioni del bivio se proseguite dritto farete il sentiero della Sorgente san Carlo (oggetto di questo post), se deciderete di prendere la variante indicata come Pra De Rat arriverete comunque a destinazione ma sappiate che per una buona mezz'ora il sentiero è ripidissimo e molto impegnativo per gambe e fiato.

Il sentiero che passa dalla sorgente San Carlo viene utilizzato dai gestori della capanna Monza per rifornire il rifugio. La capanna si approvvigiona nella maniera più ecosostenibile del mondo: il mulo. E' un sentiero facile e senza particolari pendenze e accelerazioni, molto ben segnalato e nessuna possibilità di perdersi, quindi non date colpa a noi se vi ritrovano dopo sei mesi tra i boschi della maremma fidanzati con un cinghiale che forse non vi ama ma cucina bene.
Dopo un quarto d'ora di tragitto attraversato che avrete un ponte sul torrente arriverete alla fonte con le sue riposanti panchine e la sua frescura d'altri tempi. Ristoratevi come fece l'accaldato Petrarca sulle rive del rinascimentale Arno e rimettete in moto le chiappone.

Come dicevamo qualche riga sopra, per tutto il resto del tragitto resterete praticamente nel bosco ma dovrete passare a destra e sinistra del torrente guadandolo in continuazione. Non ci sono pericoli di sorta e, soprattutto d'estate si trova poca acqua, in primavera fate maggiore attenzione ai sassi su cui mettete i piedi ma l'unico pericolo che correte è quello di inzupparvi d'acqua fredda.

Dopo un'ora e mezza di cammino (due se le vostre condizioni rasentano l'obesità severa) lungo il sentiero giungerete nei pressi della vostra meta.
Durante i week end estivi la capanna Monza è estremamente frequentata anche perché è meta di arrivo e partenza dell'anello del Resegone, una via alpinistica che gira intorno alla montagna e ritrovo degli arrampicatori che si cimentano sulle vie lunghe della bastionata del Resegone, l'impressionante muro di roccia (dolomia se siete appassionati di geologia) che vedete alle spalle del rifugio.
In giugno il rifugio è la meta d'arrivo di una massacrante corsa a squadre conosciuta come Monza Resegone (sì, hai capito bene, partono da Monza e se la fanno di corsa fino al rifugio, poi arrivano e la maggior parte collassa) che ti sconsigliamo di prendere in considerazione per tutta questa vita e per la prossima.

Ben arrivati, la cucina è buona e la vostra fatica può essere tranquillamente ricompensata.
Ultimo avvertimento, se volete fare il Pra de Rat (a breve faremo un post su questa variante) evitate di farlo in discesa, non vi godreste il panorama e la discesa è molto più impegnativa della salita, soprattutto per veri neofiti.

Buona camminata!

PS
L'ho fatta tanto lunga per permettere di inserire più foto possibile della nostra fotografa Valentina, che ringraziamo immensamente per il lavoro e la passione.
La nostra amica si è giocata un già malandato ginocchio per portare a termine l'opera che le avevamo chiesto. Speriamo che la prossima volta le nostre foto siano degne di queste e le auguriamo di rimettersi in forze in modo da poter tornare a girellare con noi (rovinandosi ancora il ginocchio e permettendo così di mostrare il mio lato umano).








mercoledì 30 settembre 2015

GRIGNA, DA CAINALLO A RIFUGIO BIETTI

SENTIERO: E
TEMPO MEDIO DI ASCENSIONE 1:45 - 2:00
TEMPO MEDIO DI DISCESA: 1:30
ALTITUDINE MASSIMA  1719 M 
RIFUGIO DI RIFERIMENTO: RIFUGIO BIETTI - BUZZI 
PERIODO CONSIGLIATO: GIUGNO - SETTEMBRE (ad agosto molto frequentato)


Il secondo itinerario (dopo il sentiero per il Bogani) per principianti che voglio proporre sulla Grigna porta da Cainallo al rifugio Bietti passando per le famose (per i conoscitori della zona) Bocchette.
Nelle giornate limpide questo itinerario è molto interessante anche perché si dipana su un versante molto aperto e permette una visuale di panorami davvero interessanti
In questa stagione non è insolito vedere cespugli di Stelle Alpine e di altri fiori rarissimi.

Tutto quello che dovete sapere sull'accesso e sulla prima parte di salita lo troverete sul post dedicato al rifugio Bogani.
La prima parte del sentiero infatti è comune per i due rifugi come segnalato dalle frecce presso il parcheggio.

Siete già sudati come cammellieri del Sahara per lo sforzo di aver dovuto consultare il post precedente e ve la state prendendo con il sottoscritto? Me ne compiaccio, anche incazzarsi è un'attività aerobica!

Una volta arrivati al bivio ben segnalato che troverai dopo circa mezz'ora di cammino segui per Rif. Buzzi (SENTIERO SEGNALATO CON IL NUMERO 24).

Inizialmente il sentiero tira un pò per poi scollinare dall'altra parte del declivio.
resta sul sentiero ed entra nel piccolo boschetto che dopo pochi passi diraderà e aprirà la vista alla visione della valle sottostante (non te la mettiamo perché saresti capace di non andare e di dire che ci sei stato solo basandoti sulle nostre foto)



Arrivato a questo punto puoi scegliere se andare a destra o a sinistra, ma visto che questo è un blog politicamente orientato noi ti ordiniamo di andare a sinistra e di seguire il sentiero 24.
Potrai osservare una specie di chiesetta su un piccolo rialzo erboso sempre ben ordinata e pulita.
E' la cappella bivacco 89° brigata partigiana Poletti, eretta in ricordo di due partigiani uccisi durante la resistenza 
(per una sommaria storia del luogo clicca qui)

Anche qui troverai che il sentiero si biforca, una direttrice va verso la chiesetta e un'altra la lascia sulla sinistra e procede poco più in basso.
Segui la seconda via. Poco oltre il bivacco vedrai alcune frecce, indicano le vie che si inerpicano verso la cima, le quali sono bellissime ma ne parleremo in un altro post (ho inoltrato una richiesta alla tua mamma, mi ha detto che ancora non sei pronto, inoltre ha preparato la parmigiana per cena e non vuole che torni a casa tardi, che poi fredda ti resta sullo stomaco e non dormi).

Dal bivacco il sentiero si stringe ma procede praticamente in quota con alcuni piccoli saliscendi per parecchi minuti fino a portarti alla base della Bocchetta, un meraviglioso spettacolo della natura onestamente troppo bello per te...

Superata la bocchetta il sentiero continua ancora pianeggiante o in lieve pendenza fino ad arrivare un una decisa discesa che potrebbe farti venire l'idea che tu abbia sbagliato strada.
Non è così, scendi con sicurezza il tratto ascendente che riprenderà quota subito dopo con una nuova salita decisa.
A questo punto il rifugio è a poche centinaia di metri di distanza e lo potrai vedere già da lontano in tutto il suo splendore.
Arrivato al rifugio, sudato e affannato come un porno divo dopo una giornata di onesto lavoro, puoi fermarti e ordinare il desco oppure provare a prendere una delle varie vie che da lì si dipartono.
Nessuna di esse è facilissima ma nemmeno impossibile, per un veloce giretto di un'oretta consigliamo di chiedere indicazioni per il Sasso Cavallo, piccola cimetta non troppo impegnativa anche se devi tenere presente che ci sono alcuni tratti esposti che sono assicurati con catene e funi e un paio di passaggi liberi non proprio facilissimi se per caso soffri di vertigini.
Se vuoi allungare la passeggiata e hai deciso di fermarti a mangiare al rifugio vi consigliamo, soprattutto d'estate, di prenotare i posti, non è infrequente restare in piedi, soprattutto nelle ore di punta mangereccia.

  

lunedì 17 agosto 2015

DOVE M'APPOGGIO... ovvero il bastone in montagna

Questo è un post che spazia dalla storia alla geografia fino a precipitare sulla fisiologia e sulla coordinazione... per un pò ho pensato che inserire un post sui bastoni (o bastoncini) da montagna su questo sito fosse una cagata di proporzioni fantozziane ma alcuni recenti avvenimenti di cui non starò a parlare in questa sede mi hanno convito del contrario.

Da che mondo è mondo l'essere umano cerca un appoggio... che sia metafisico o concreto e nemmeno tu fai differenza.
Lo so che quando hai cominciato ad andare  in montagna, trascinato dalla voglia di fare vedere alla tua nuova conquista che non temi nulla e che il tuo giro vita imponente non ti preclude nessuna delle grandi avventure di cui ti sei spudoratamente vantato, non pensavi che prima o poi avresti dovuto affidare i tuoi passi a un bastone da passeggio.
Purtroppo per te, la vita è così.
La montagna è uno sport come molti altri, anche se per molti versi è unica nel suo genere (lo so che si potrebbe dire la stessa cosa della corrida ma se lo pensi davvero ti auguro di fare al più presto la conoscenza di un toro).
Il trekking sollecita per la maggior parte i muscoli delle gambe e del bacino e poco quelli delle braccia.
Trovare il modo di fare contribuire le braccia al tuo cammino rende la camminata più leggera e diminuisce la possibilità che il sollecitare in modo esagerato le ginocchia possa provocare infiammazioni molto dolorose.

Ovviamente la tecnica ha creato una notevole varietà di bastoni adatti alle esigenze del camminatore.
In parole povere, ti prego di non dare sfogo alla tua voglia di folklore e di non tramutarti in questo:

Anche perché in Italia sembreresti una brutta copia del brigante Musolino e rischieresti di essere rincorso dalla gendarmeria.

Il tuo spacciatore di oggettistica sportiva ti consiglierà oggetti molto comodi e leggeri (vabbé non ci puoi attaccare la caciotta come facevano i pellegrini nei bei tempi andati però te ne puoi fare una ragione)
Non sono cari e hanno il pregio della leggerezza.
Il consiglio è di scegliere un prodotto che si riduce il più possibile, in commercio si trovano bastoni modulari a un punto di chiusura o a due; non farti alcuna domanda,: scegli quelli con due punti di chiusura.
Il motivo è semplice: in alcuni casi i bastoni non ti servono, passaggi su canalini verticali, caminetti, piccoli tratti attrezzati o su cenge esposte e la cosa migliore è riporli nell'apposita tasca dello zaino (quella a sinistra o a destra con delle cinghie di chiusura che non sono lì per bellezza), se i bastoni sono troppo lunghi oltre a picchiarteli ripetutamente in testa si impiglieranno sui eventuali rami o rocce sporgenti rischiando di farti perdere l'equilibrio.
Il costo dei bastoni modulari è più elevato ma visto che ne va della tua sicurezza pensaci.

Fatte le dovute premesse economiche e di stile passiamo all'aspetto pratico, come si usano i bastoni da trekking.

In teoria l'utilizzo di un bastone d'appoggio dovrebbe essere naturale, madre natura ti ha dotato di un normale senso dell'equilibrio e di una coordinazione che ti dovrebbe permettere di risponderti da solo alla questione, anche perché come saprai discendi dalla scimmia che essendo un quadrumane si sposta coordinando mani e piedi.
Se poi sei uno che crede nel creazionismo e la pensi diversamente da così fatti tuoi, accomodati pensando che sei stato creato per maneggiare bastoni e clave da dare in testa ai tirannosauri alla bisogna.

IMPUGNATURA
In cima all'impugnatura del bastone troverai delle fettucce regolabili entro cui devi infilare la mano in modo che l'impugnatura sia più stabile e il bastone non scivoli se per errore cadendo in un canalone magari molti metri più in basso.
Una delle prime cose che noterai quando cammini con l'ausilio dei bastoni è che, a volte, questi si incastrano nelle asperità del terreno, nulla di grave, sono fatti apposta, ma la fettuccia serve a evitare che in un caso del genere tu possa perderli e farli cadere come dicevamo prima.

REGOLAZIONE
Di norma i bastoni sono regolati e hanno delle misure standard poste sopra di essi.
Regolare i bastoni è fondamentale perché siano efficaci. 
Di fatto la misura corretta è quella che porta il nostro avambraccio ad un angolo di 90° con il corpo su terreno pianeggiante, ovviamente in forte pendenza dovremmo regolare il bastone di conseguenza accorciandolo o allungandolo secondo l'angolo del terreno.  

PROGRESSIONE
Fino a qualche tempo fa pensavo che fosse del tutto inutile parlare di come usare i bastoni ma devo dire che dopo alcune attente osservazioni mi sono reso conto che non è vero.
In effetti, guardando alcuni camminatori, amici o semplici sconosciuti incrociati sui sentiero mi sono reso conto che troppo spesso si portano semplicemente in giro i bastoncini senza averne un minimo giovamento nella camminata, anzi, con notevole intralcio per se stessi e, a volte, per il malcapitato che rischia di trovarsi l'altrui bacchetta metallica in faccia o spalmata su parti meno nobili.

Alcune piccole accortezze sulla progressione e l'utilizzo:

1) Se si chiama bastone e non racchetta da sci un motivo ci sarà, se non lo si usa non lo si posiziona all'indietro come se si fosse impegnati nella discesa libera del Sestrierre,
2) la progressione giusta è la seguente: PIEDE DESTRO - BASTONE SINISTRO; PIEDE SINISTRO BASTONE DESTRO.... ripetere per tutte le volte necessarie per arrivare alla meta
3) BASTONCINI APPAIATI  e buon colpo di reni, ottimo modo per superare dei dislivelli su roccette e altre asperità
4) a volte il bastoncino si impiglia tra rocce crepe del terreno o altro, il modo migliore per disincagliarlo NON è quello di tirare forte in direzione opposta, sei in montagna e non hai fretta, cerca di tornare sui tuoi passi e disincaglialo con dolcezza.

Detto questo, buona salita e buon divertimento.