mercoledì 30 settembre 2015

GRIGNA, DA CAINALLO A RIFUGIO BIETTI

SENTIERO: E
TEMPO MEDIO DI ASCENSIONE 1:45 - 2:00
TEMPO MEDIO DI DISCESA: 1:30
ALTITUDINE MASSIMA  1719 M 
RIFUGIO DI RIFERIMENTO: RIFUGIO BIETTI - BUZZI 
PERIODO CONSIGLIATO: GIUGNO - SETTEMBRE (ad agosto molto frequentato)


Il secondo itinerario (dopo il sentiero per il Bogani) per principianti che voglio proporre sulla Grigna porta da Cainallo al rifugio Bietti passando per le famose (per i conoscitori della zona) Bocchette.
Nelle giornate limpide questo itinerario è molto interessante anche perché si dipana su un versante molto aperto e permette una visuale di panorami davvero interessanti
In questa stagione non è insolito vedere cespugli di Stelle Alpine e di altri fiori rarissimi.

Tutto quello che dovete sapere sull'accesso e sulla prima parte di salita lo troverete sul post dedicato al rifugio Bogani.
La prima parte del sentiero infatti è comune per i due rifugi come segnalato dalle frecce presso il parcheggio.

Siete già sudati come cammellieri del Sahara per lo sforzo di aver dovuto consultare il post precedente e ve la state prendendo con il sottoscritto? Me ne compiaccio, anche incazzarsi è un'attività aerobica!

Una volta arrivati al bivio ben segnalato che troverai dopo circa mezz'ora di cammino segui per Rif. Buzzi (SENTIERO SEGNALATO CON IL NUMERO 24).

Inizialmente il sentiero tira un pò per poi scollinare dall'altra parte del declivio.
resta sul sentiero ed entra nel piccolo boschetto che dopo pochi passi diraderà e aprirà la vista alla visione della valle sottostante (non te la mettiamo perché saresti capace di non andare e di dire che ci sei stato solo basandoti sulle nostre foto)



Arrivato a questo punto puoi scegliere se andare a destra o a sinistra, ma visto che questo è un blog politicamente orientato noi ti ordiniamo di andare a sinistra e di seguire il sentiero 24.
Potrai osservare una specie di chiesetta su un piccolo rialzo erboso sempre ben ordinata e pulita.
E' la cappella bivacco 89° brigata partigiana Poletti, eretta in ricordo di due partigiani uccisi durante la resistenza 
(per una sommaria storia del luogo clicca qui)

Anche qui troverai che il sentiero si biforca, una direttrice va verso la chiesetta e un'altra la lascia sulla sinistra e procede poco più in basso.
Segui la seconda via. Poco oltre il bivacco vedrai alcune frecce, indicano le vie che si inerpicano verso la cima, le quali sono bellissime ma ne parleremo in un altro post (ho inoltrato una richiesta alla tua mamma, mi ha detto che ancora non sei pronto, inoltre ha preparato la parmigiana per cena e non vuole che torni a casa tardi, che poi fredda ti resta sullo stomaco e non dormi).

Dal bivacco il sentiero si stringe ma procede praticamente in quota con alcuni piccoli saliscendi per parecchi minuti fino a portarti alla base della Bocchetta, un meraviglioso spettacolo della natura onestamente troppo bello per te...

Superata la bocchetta il sentiero continua ancora pianeggiante o in lieve pendenza fino ad arrivare un una decisa discesa che potrebbe farti venire l'idea che tu abbia sbagliato strada.
Non è così, scendi con sicurezza il tratto ascendente che riprenderà quota subito dopo con una nuova salita decisa.
A questo punto il rifugio è a poche centinaia di metri di distanza e lo potrai vedere già da lontano in tutto il suo splendore.
Arrivato al rifugio, sudato e affannato come un porno divo dopo una giornata di onesto lavoro, puoi fermarti e ordinare il desco oppure provare a prendere una delle varie vie che da lì si dipartono.
Nessuna di esse è facilissima ma nemmeno impossibile, per un veloce giretto di un'oretta consigliamo di chiedere indicazioni per il Sasso Cavallo, piccola cimetta non troppo impegnativa anche se devi tenere presente che ci sono alcuni tratti esposti che sono assicurati con catene e funi e un paio di passaggi liberi non proprio facilissimi se per caso soffri di vertigini.
Se vuoi allungare la passeggiata e hai deciso di fermarti a mangiare al rifugio vi consigliamo, soprattutto d'estate, di prenotare i posti, non è infrequente restare in piedi, soprattutto nelle ore di punta mangereccia.

  

lunedì 17 agosto 2015

DOVE M'APPOGGIO... ovvero il bastone in montagna

Questo è un post che spazia dalla storia alla geografia fino a precipitare sulla fisiologia e sulla coordinazione... per un pò ho pensato che inserire un post sui bastoni (o bastoncini) da montagna su questo sito fosse una cagata di proporzioni fantozziane ma alcuni recenti avvenimenti di cui non starò a parlare in questa sede mi hanno convito del contrario.

Da che mondo è mondo l'essere umano cerca un appoggio... che sia metafisico o concreto e nemmeno tu fai differenza.
Lo so che quando hai cominciato ad andare  in montagna, trascinato dalla voglia di fare vedere alla tua nuova conquista che non temi nulla e che il tuo giro vita imponente non ti preclude nessuna delle grandi avventure di cui ti sei spudoratamente vantato, non pensavi che prima o poi avresti dovuto affidare i tuoi passi a un bastone da passeggio.
Purtroppo per te, la vita è così.
La montagna è uno sport come molti altri, anche se per molti versi è unica nel suo genere (lo so che si potrebbe dire la stessa cosa della corrida ma se lo pensi davvero ti auguro di fare al più presto la conoscenza di un toro).
Il trekking sollecita per la maggior parte i muscoli delle gambe e del bacino e poco quelli delle braccia.
Trovare il modo di fare contribuire le braccia al tuo cammino rende la camminata più leggera e diminuisce la possibilità che il sollecitare in modo esagerato le ginocchia possa provocare infiammazioni molto dolorose.

Ovviamente la tecnica ha creato una notevole varietà di bastoni adatti alle esigenze del camminatore.
In parole povere, ti prego di non dare sfogo alla tua voglia di folklore e di non tramutarti in questo:

Anche perché in Italia sembreresti una brutta copia del brigante Musolino e rischieresti di essere rincorso dalla gendarmeria.

Il tuo spacciatore di oggettistica sportiva ti consiglierà oggetti molto comodi e leggeri (vabbé non ci puoi attaccare la caciotta come facevano i pellegrini nei bei tempi andati però te ne puoi fare una ragione)
Non sono cari e hanno il pregio della leggerezza.
Il consiglio è di scegliere un prodotto che si riduce il più possibile, in commercio si trovano bastoni modulari a un punto di chiusura o a due; non farti alcuna domanda,: scegli quelli con due punti di chiusura.
Il motivo è semplice: in alcuni casi i bastoni non ti servono, passaggi su canalini verticali, caminetti, piccoli tratti attrezzati o su cenge esposte e la cosa migliore è riporli nell'apposita tasca dello zaino (quella a sinistra o a destra con delle cinghie di chiusura che non sono lì per bellezza), se i bastoni sono troppo lunghi oltre a picchiarteli ripetutamente in testa si impiglieranno sui eventuali rami o rocce sporgenti rischiando di farti perdere l'equilibrio.
Il costo dei bastoni modulari è più elevato ma visto che ne va della tua sicurezza pensaci.

Fatte le dovute premesse economiche e di stile passiamo all'aspetto pratico, come si usano i bastoni da trekking.

In teoria l'utilizzo di un bastone d'appoggio dovrebbe essere naturale, madre natura ti ha dotato di un normale senso dell'equilibrio e di una coordinazione che ti dovrebbe permettere di risponderti da solo alla questione, anche perché come saprai discendi dalla scimmia che essendo un quadrumane si sposta coordinando mani e piedi.
Se poi sei uno che crede nel creazionismo e la pensi diversamente da così fatti tuoi, accomodati pensando che sei stato creato per maneggiare bastoni e clave da dare in testa ai tirannosauri alla bisogna.

IMPUGNATURA
In cima all'impugnatura del bastone troverai delle fettucce regolabili entro cui devi infilare la mano in modo che l'impugnatura sia più stabile e il bastone non scivoli se per errore cadendo in un canalone magari molti metri più in basso.
Una delle prime cose che noterai quando cammini con l'ausilio dei bastoni è che, a volte, questi si incastrano nelle asperità del terreno, nulla di grave, sono fatti apposta, ma la fettuccia serve a evitare che in un caso del genere tu possa perderli e farli cadere come dicevamo prima.

REGOLAZIONE
Di norma i bastoni sono regolati e hanno delle misure standard poste sopra di essi.
Regolare i bastoni è fondamentale perché siano efficaci. 
Di fatto la misura corretta è quella che porta il nostro avambraccio ad un angolo di 90° con il corpo su terreno pianeggiante, ovviamente in forte pendenza dovremmo regolare il bastone di conseguenza accorciandolo o allungandolo secondo l'angolo del terreno.  

PROGRESSIONE
Fino a qualche tempo fa pensavo che fosse del tutto inutile parlare di come usare i bastoni ma devo dire che dopo alcune attente osservazioni mi sono reso conto che non è vero.
In effetti, guardando alcuni camminatori, amici o semplici sconosciuti incrociati sui sentiero mi sono reso conto che troppo spesso si portano semplicemente in giro i bastoncini senza averne un minimo giovamento nella camminata, anzi, con notevole intralcio per se stessi e, a volte, per il malcapitato che rischia di trovarsi l'altrui bacchetta metallica in faccia o spalmata su parti meno nobili.

Alcune piccole accortezze sulla progressione e l'utilizzo:

1) Se si chiama bastone e non racchetta da sci un motivo ci sarà, se non lo si usa non lo si posiziona all'indietro come se si fosse impegnati nella discesa libera del Sestrierre,
2) la progressione giusta è la seguente: PIEDE DESTRO - BASTONE SINISTRO; PIEDE SINISTRO BASTONE DESTRO.... ripetere per tutte le volte necessarie per arrivare alla meta
3) BASTONCINI APPAIATI  e buon colpo di reni, ottimo modo per superare dei dislivelli su roccette e altre asperità
4) a volte il bastoncino si impiglia tra rocce crepe del terreno o altro, il modo migliore per disincagliarlo NON è quello di tirare forte in direzione opposta, sei in montagna e non hai fretta, cerca di tornare sui tuoi passi e disincaglialo con dolcezza.

Detto questo, buona salita e buon divertimento.



  

mercoledì 3 giugno 2015

GRIGNA, DA CAINALLO A RIFUGIO BOGANI


SENTIERO: E
TEMPO MEDIO DI ASCENSIONE 2:00 
TEMPO MEDIO DI DISCESA: 1:20
ALTITUDINE MASSIMA  1806 M 
RIFUGIO DI RIFERIMENTO: RIFUGIO BOGANI (EX CAPANNA MONZA) 
PERIODO CONSIGLIATO: GIUGNO - SETTEMBRE 


Non tutte le montagne sono uguali.
Benché l'amore per la quota, per il camminare diverse migliaia di metri sopra il resto della massa umana, lasciando i problemi della vita e le sue piccolezze ben al di sotto dei 1500 metri, spinga gli appassionati delle montagne a cercare sempre nuove sfide e nuovi panorami, c'è sempre una montagna per la quale si prova un amore particolare.
Per alcuni è la prima, piccola, vetta che si è potuto raggiungere da ragazzi da soli, senza l'aiuto di qualcuno. Quel punto che quando sei arrivato in cima ti sei detto: "Magari non sono in cima al mondo... però sono in cima al mio mondo".
Per altri, come per le relazioni d'amore, è stato un incontro più maturo, qualcosa che hai pensato a lungo, che hai potuto pianificare e studiare ma che alla fine ti ha lasciato quello strano gusto che non ti era mai capitato, e da allora ogni volta che ci torni è quel gusto che vuoi assaporare.

Questa vetta, per me che scrivo, è la Grigna.
La Grigna settentrionale (il Grignone come viene chiamato dagli appassionati).

C'è una leggenda che vuole la Grigna come una guerriera antica che rifiutò l'amore di un cavaliere che voleva correre verso di lei e che lo fece uccidere dalla sua sentinella con un colpo di freccia in testa.
Il cavaliere innamorato morì all'istate ma dio punì la guerriera trasformando lei e la sentinella in due montagne aspre, rocciose e ferrose (la Grigna e la Grignetta).
Per chiunque ami le montagne lombarde la Grigna è, e resta, la regina delle prealpi.

rifugio Brioschi, vetta della Grigna 

Gli itinerari che si dipanano dalla Grigna sono moltissimi, come moltissime sono le storie che la vedono protagonista.
Come al solito, essendo questo un sito per neofiti e dilettanti i primi itinerari che proponiamo non vi porteranno in vetta (per quella c'è tempo e prossimamente posteremo l'itinerario più facile per salirvi ma per ora non chiedete troppo a voi stessi).

La passeggiata che vi proponiamo oggi vi porterà fino al rifugio Bogani (ex Capanna Monza) a quota 1806mt.
Per gli appassionati di storia contemporanea la Bogani è stata una delle basi della 89esima Brigata Garibaldi durate la seconda guerra mondiale, data alle fiamme dai fascisti nel 1944 e poi ricostruita.

Ok, cari bradipi da città, si comincia.
Settate il vostro apparecchio di localizzazione satellitare per Alpe Cainallo.
Giunti che sarete qui dovrete fermarvi presso il rifugio Cainallo per fare una cosa che ritengo davvero contronatura e che, fino a pochi anni fa, non si faceva: comprare un ticket da 2 euro per il posteggio.
subito fuori dal rifugio c'è una colonnina automatica che erogherà il biglietto facendovi ancora sentire in corso Benos Aires a Milano.

Espletato il rito del ticket montante nuovamente in macchina e prendete la strada che si inerpica in salita, è abbastanza stretta, se non siete abituati alla guida in montagna e usate la vostra utilitaria come un autotreno vi preghiamo di fare attenzione a quelli che scendono, soprattutto se sono in moto.
In breve (5 minuti se sapete guidare) arriverete ad un parcheggio sterrato.
Avvertenza: fate attenzione alla macchina soprattutto se è bassa, il parcheggio è stracolmo di pietre e rischiate di spaccare qualcosa sotto il veicolo.
Mettete il ticket in vista... lo avete fatto? Avete chiuso i finiestrini? Ok allora cominciamo a parlare del sentiero.

Cominciate a camminare nella direzione opposta rispetto dove siete arrivati e verso un pianoro erboso, praticamente subito vedrete delle frecce sulla vostra destra che indicano i percorsi e vi segnalano un sentiero che si inerpica nel bosco unitamente all'indicazione di cortesia che indicano se i rifugi sono chiusi o aperti (nel periodo estivo, fino a settembre tutti i rifugi sono aperti sette giorni su sette, non vale per l'inverno e la primavera quindi fateci caso) .

Il sentiero è molto ben tracciato e perdersi è impossibile, sale deciso per i primi metri (dieci minuti in tutto) fino  a prendere una certa quota, poi si rilassa e offre qualche passaggio in piano.
ci sono alcuni piccoli passaggi su canaloni strapiombanti ma il sentiero resta largo e sono attrezzati con catene di sicurezza (... non che ce ne sia bisogno visto che il sentiero ha le dimensioni di un'autostrada ma mi ha telefonato ieri tua madre per raccomandarmi di dirti che devi fare
attenzione e che lei ti aspetta a casa in trepidante attesa).

Dopo circa una mezz'oretta a passo normale (45 minuti se hai mangiato troppo la sera a cena o se hai una palla da carcerato attaccata alla caviglia) arriverai ad un bivio nel bosco, segui la strada per rifugio Bogani (sentiero n°25) che procede in piano per qualche minuto e poi perde di quota decisamente passando a ridosso di alcuni costoloni rocciosi e oltrepassando altri canaloni.

Dopo circa un chilometro in discesa il sentiero ricomincia a salire in modo deciso, oltrepassando un ponte di legno sull'ennesimo canalone. In breve raggiungerai un cancello di legno che nella stagione estiva è normalmente chiuso.
Sul cancello c'è scritto di richiuderlo al passaggio per evitare di fare scappare gli animali che da questo punto in poi sono liberi al pascolo.

Lo so che ormai sei sudato come un muflone dopo la monta ma ottemperare alla richiesta del pastore non ti costa nulla...

Dopo circa mezz'ora di cammino il paesaggio cambia aspetto e il sentiero diventa un pò più faticoso. Puoi notare oltre un boschetto di pini e abeti le sagome di
alcune baite alte e una serie di prati magri con alcuni abbeveratoi e pozze d'acqua artificiali per gli animali.
Qui la strada si fa decisamente più ripida e, nei pressi delle baite puoi vedere nuovamente le segnaletiche che indicano i rifugi Bogani e Brioschi.
A meno che la tua cataratta non sia peggiorata nella salita ti accorgerai subito che le tracce del sentiero sono ormai piuttosto confuse per colpa
della conformazione del terreno e puoi percorrere diverse alternative per arrivare a destinazione, cerca solo di seguire i segnavia che ti porteranno su di un sentiero fatto di roccette e in pochi metri al Rifugio, dove potrai riposare le stanche membra e attendere una porzione generosa di polenta condita con quel che ti pare.

Dal rifugio potrai subito notare che le indicazioni proseguono indicando un sentiero in salita attraverso un passaggio tra le rocce.
La cima della Grigna e il suo rifugio distano ancora un paio d'ore (una e mezzo con un buon passo) ma il consiglio è quello di non salire alla leggera quel sentiero.
Può darsi che arrivati in rifugio Bogani troviate qualche montanaro che vi dirà che da la sopra si sale senza problemi ma non dategli retta. Mi spezzareste il cuore... e voi potreste spezzarvi una gamba.
In effetti la salita verso il rifugio Brioschi dal ghiaione (sentiero 25) è una delle più facili e la prima che, di norma, faccio fare a chi sale con me ma, per affrontarla da soli e senza mai essere saliti prima in vetta, ci vogliono alcune precauzioni basilari e conoscenze su come si sale (e si scende) da un percorso del genere.
Soprattutto, fino a giugno inoltrato, molti passaggi sono ancora coperti di neve, percorribile con un pò di attenzione senza grandi sforzi, ma dove scivolare è molto facile e scivolare in Grigna vuol dire fare un volo di qualche decina di metri o più.
Solo per darti un'idea dei rischi che corri inseriamo una serie di foto del sentiero scattate tra maggio e giugno di quest'anno.
 


Gazie a Francesca per le magnifiche foto
 



 






lunedì 25 maggio 2015

VAL DI MELLO... anche tu puoi andare a disturbare gli arrampicatori felici!


SENTIERO: T 
TEMPO MEDIO DI ASCENSIONE 1:50 
TEMPO MEDIO DI DISCESA: 1:20
ALTITUDINE MASSIMA   1255 M 
RIFUGIO DI RIFERIMENTO: SUL SENTIERO SI POSSONO TROVARE MOLTISSIMI RIFUGI DI BASSA MONTAGNA E UNA TRATTORIA
PERIODO CONSIGLIATO: DA APRILE A FINE OTTOBRE 

Dopo aver esplorato alcuni sentieri del triangolo lariano, comodissimi da raggiungere con la tua autovettura dalle città e dai paesoni della pianura ora ti proponiamo un sentiero che si inerpica sulle montagne della Valtellina, nella magnifica Val di Mello.

Questo sentiero, questa volta, lo puoi fare con tutta la famiglia, anche con la vecchia zia che continua a riempirti di bacioni e che anche se ormai sei quasi arrivato ai quaranta ti chiede ancora se ti sei diplomato e se hai la morosa (hahahaha); è molto tranquillo non ha alcun tipo di difficoltà, ma da una bella sensazione di montagna.
Se porti su con te un bradipo obeso in condizioni ancor peggiori delle tue potresti addirittura fare la figura di quello che di montagna ne sa una cifra, percorrendo spocchioso un sentiero quasi sempre pianeggiante ma con le alte cime delle montagne davanti a sé.

Prima di spiegarti il tracciato, poche parole su cosa rappresenta la Val di Mello per la comunità dei montagnari veri e propri.
Apriamo il libro di terza elementare alla pagina "Le Glaciazioni": devi sapere che tutta l'imponente vallata che hai davanti una volta era un enorme ghiacciaio.
Con il termine dell'ultima glaciazione i costoni di alcune delle montagne granitiche che hai di fronte si sono staccati e sono letteralmente scivolati a valle disponendosi in bella posta qua e la per i pianori erbosi liberi dalle lingue di ghiaccio.
Questo ha fatto sì che la valle sia piena di massi granitici modellati dal ghiaccio (anticamente) e dal vento e dalla pioggia (nei tempi più recenti) e che questi siano negli anni diventati il paradiso dell'arrampicata di tutto il mondo.
Per tutto l'anno l'intera valle è percorsa da gruppi di arrampicatori di diverso tipo che provano e riprovano le loro vie e che rendono l'intero luogo un posto vivo e magico.

Durante la tua salita troverai molto spesso dei grossi massi dove gli amanti della disciplina chiamata Boulder si appendono con titanico sforzo alle rocce e tentano eleganti progressioni per raggiungerne la vetta. Un pò quello che fai tu quando devi salire al secondo piano e ti accorgi che l'ascensore è rotta, solo che loro si lamentano meno, non la menano per una settimana con l'amministratore e se gli offri una birra magari ti raccontano cose interessanti (mentre la tua disavventura con l'ascensore che stai propinando ai vicini da giorni non lo è) 

Comunque oltre che per questa particolarità eccezionale la valle (dichiarata riserva naturale nel 2009 e preclusa al traffico veicolare) è uno spettacolo di incredibile bellezza anche per un camminatore come te.

Il modo più comodo per raggiungerla è quella di impostare il navigatore del tuo veicolo dotato di ruote sul paesello di San Martino Val Masino (SO).
Arrivato a San Martino cerca la chiesa del paese, non potete mancarla, assomiglia ad una chiesa... comunque se non siete abituati chiedete a qualunque vecchietta.
dietro alla chiesetta, sotto un grosso masso si apre un vicolo che vi porterà su un sentiero segnalato piuttosto semplice e pianeggiante che in poco più di 10 minuti vi rimetterà su di una strada asfaltata.  
L'unico dubbio che potrebbe venirvi su questo sentierino lo potreste avere una volta giunti ad un bivio: sulla vostra sinistra il sentiero continua a salire, andate da quella parte, il sentiero che va in discesa arriva al torrente poco sotto e lì si ferma.
oltrepassato il bivio troverete altre diramazioni, tenete sempre il sentiero meglio tracciato ma non preoccupatevene troppo, sbucherete sempre sulla strada asfaltata solo qualche metro più avanti o più indietro.

Arrivati come sarete sull'asfalto che tanto vi richiama i vostri echi da cittadini, volgete lo sguardo alla vostra destra e cominciate a camminare.
Di lì a pochi istanti, vedrete uno spiazzo con un cartello su cui campeggia la scritta VAL DI MELLO e una sacco di adesivi appiccicati.
Sono gli stemmi di vari gruppi di arrampicata e di alcune marche tecniche per l'arrampicata e il boulder, segno della presenza costante degli arrampicatori nella valle.
come potete vedere dalla fotografia il cartello riporta anche l'indicazione del rifugio Allievi, la camminata per questo rifugio è davvero bella ma molto complessa e per certi versi da affrontare con attenzione, nel prosieguo della vostra camminata troverete altre frecce per il rifugio, se siete dei neofiti per ora il consiglio è di non seguirle (4 ore sono davvero 4)

poco oltre il cartello la strada da asfaltata si fa acciottolata, sempre larga e ben tenuta, costeggia il fiume e regala i primi begli scorci su tutto l'arco della valle, fino a giungere al parcheggio della locanda risotrante Gatto Rosso, primo punto di ristoro della valle.
superato il ristorante il sentiero si stringe un pò e dopo una breve pendenza agli occhi del turista si apre l'intera magnificenza della valle.

una delle caratteristiche più intriganti della valle è il continuo fiorire di laghi limpidissimi e polle d'acqua gelide che costellano l'intero percorso e offrono all'amante della fotografia una continua fonte di soste e di scorci... 
Uno dei luoghi più fotografati è un lago dalle acque smeraldo chiamamto simpaticamente il Bidet della Contessa.
Non mi sono mai soffermato a cercare di capire il perché del nome ma il colpo d'occhio ha un che di libro fantasy.
camminando sul sentiero noterete una pietra che si stende per qualche metro all'interno del lago, è il punto panoramico migliore per ammirare la bellezza del sito.
Probabilmente è superfluo dirvelo, perché siete degli adulti e perché certe idee non le avete mai avute nemmanco quando eravate cuccioli di foca ma resistete alla tentazione di farci un tuffo, specialmente se avete appena mangiato le provviste che la mamma vi ha messo nello zaino... l'acqua è gelida e finirci dentro provoca ipotermia.

Superato il magnifico scorcio ben presto vedrete le sagome di alcune case, sono vecchie baite di pastori e contadini che ora sono state riammodernate come case vacanze. Qui potete trovare altri due punti di ristoro attivi praticamente tutto l'anno (eccezion fatta per i mesi invernali più estremi).
superato il gruppo di case di cui abbiamo appena parlato il sentiero continua in piano costeggiando o allontanandosi dal fiume per poi riprenderlo di lì a poco. seguendolo troverete un masso con l'indicazione per il rifugio Allievi (aperto da gugno a ottobre), non seguitela perché da lì, per arrivare a destinazione ci sono almeno tre ore di strada (bellissima ma fuori portata per un neofita).
Sempre tenendo la strada di fondovalle arriverete ad un ponte di legno sul fiume: i ponti sono due uno più in alto, certamente migliore e più solido e uno più in basso, vecchio e traballante che ha il pregio di farvi risparmiare qualche minuto. In ogni caso non fatevi venire l'idea malsana di guadare il fiume (l'ho visto fare da alcuni fessi in qualche occasione), subito sotto ci sono alcune piccole cascate e rapide che nascondono sassi pericolosissimi, scivolare significa rischiarci la pelle!
Superato il ponte trovate la vostra passeggiata giunge al temine all'interno di un anfiteatro naturale che toglie il fiato per la sua maestosità.
I ghiacciai i boschi e la velle sono gentilmente offerti da madre natura.
      







  

sabato 9 maggio 2015

DA CANZO AI CORNI DI CANZO

SENTIERO: T fino al bivio per i corni (sentiero 5) E per tutto il resto del tragitto
TEMPO MEDIO DI ASCENSIONE 2:00 per il rifigio SEV 
TEMPO MEDIO DI DISCESA:  1:20
ALTITUDINE MASSIMA 1225 M 
RIFUGIO DI RIFERIMENTO: SEV 1225 m
PERIODO CONSIGLIATO: DA FINE MARZO A FINE OTTOBRE (con adeguate condizioni meteo) 

Il secondo itinerario per principianti che parte da Canzo (dopo quello che conduce al la monte CORNIZZOLO) ci porta verso i CORNI, tre formazioni rocciose sulla cui sommità per ora ti puoi scordare si salire se sono i tuoi primi passi in montagna fatta eccezione per il corno centrale sul quale però, per avventurarsi consigliamo comunque la presenza di un compagno più esperto (la breve ma divertentissima salita al corno centrale sarà materia di un post successivo).

Visto che sappiamo che stai per fare i tuoi primi passi su per le cime, e visto che davanti allo schermo del computer ci potrebbe essere una madre in lacrime o, meno probabilmente, una fidanzata preoccupata, abbiamo pensato ad un percorso dove non ti sarà difficile dare forfait all'ultimo momento e trovare una soluzione placida e mangereccia per colmare il vuoto che la tua condizione di "vinto dalla montagna" ha creato in te.

Andiamo con ordine, come arrivare a Canzo e dove parcheggiare te lo abbiamo già spiegato nel post precedente . Giunto allo spiazzo della fonte, dove vedrai le ultime auto parcheggiate, di cui abbiamo già detto prendi la strada alla tua sinistra che va decisamente in salita.
Troverai le solite frecce che indicano PRIMALPE - TERZALPE - CORNI.
La carrozzabile è percorribile in auto dai residenti delle case più alte e dai gestori dei vari rifugi quindi potresti essere superato da qualche fuoristrada.
Inizialmente la strada è un pò faticosa e non mancherai di maledirla per la durezza dei sassi ma in poco meno di mezz'ora se vai di buon passo (nel tuo caso in 45 minuti) arriverai alla bellissima Primalpe.

Primalpe è un'antica cascina riadattata per fungere da centro di educazione ambientale, la fonte d'acqua che incontri sulla tua strada è ottima per rifocillare le tue già stanche membra.
Se poi sei già morto di fatica e la mamma ti ha 
messo nello zaino una teglia di melanzane al forno, uno stinco di maiale e una mela per dessert potresti già fermarti sui prati circostanti e aspettare il tempo di tornare a casa.

Diversamente prosegui per la tua strada che, ben presto, farà una curva e oltrepasserà un torrente.
Dopo qualche centinaio di metri vedrai una nuovo gruppo di frecce.
una indica un sentiero che si inerpica nel bosco e porta la dicitura CORNI le altre indicano TERZALPE e altre mete tra cui la via ferrata ai corni.
Qui ti si presentano due opzioni (oggi siamo per i bivi della vita), la prima è quella di seguire la freccia CORNI e di entrare nel bosco, di norma simbolo di coraggio e di amore per l'avventura, la seconda è quella di andare dritto e di arrivare a TERZALPE che si raggiunge in un quarto d'ora di camminata sulla solita strada (simbolo di sfaticataggine e crapuloneria) e che è sede di un ottimo agriturismo ove a prezzi modici potrai mangiare degli ottimi piatti facendo finta di essere appena sceso dal sentiero della ferrata dei corni.
terzalpe
Qui il consiglio è di non indulgere in particolari sulla tua scalata, tanto la gente non ci casca.

Se invece deciderai di fare la scelta di coraggio che ti abbiamo proposto, comincerai a salire per il bosco su di un sentiero molto ben segnalato da numerosi segnavia posti sugli alberi che in un'oretta di cammino ti porterà ad un gruppo di case poste al limitare di un prato erboso.
Ci spiace, non sei ancora arrivato.
Giunti a ridosso delle case ti accorgerai che il sentiero (piuttosto piccolo e, soprattutto in primavera, spesso fangoso e a tratti innevato) piega a sinistra. Dopo pochi passi vedrai la sagoma del rifugio SEV di fronte a te e ti accorgerai che sotto di te si apre una strada carrozzabile.

Il panorama, da qui, è già molto interessante e di fronte a te si apre il bellissimo prato della cima e potrai osservare l'intero ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno tra due file non interrotto di monti (bla bla bla).
Il rifugio SEV è aperto da giugno a ottobre salvo casi particolari e feste comandate, tienilo presente. Se vuoi rimanere in cima hai a disposizione diversi ettari di prato per il tuo pic nic.
Diversamente, se proprio la tua fame ferina non vuol sentire ragioni puoi decidere di prendere la strada carrozzabile che hai visto prima e scendere a Terzalpe, dove l'oste non mancherà di rifocillarti a dovere.
Attento comunque al sentiero che prendi per la discesa.
Se torni sui tuoi passi, all'altezza delle case che hai trovato prima il sentiero si biforca, uno resta in piano e procede in direzione retta passando su un grande prato ove al centro puoi vedere una croce di legno; l'altro scende verso il basso ed è quello che hai fatto in precedenza per salire.
Il primo sentiero che ti abbiamo indicato è molto bello e panoramico, passa vicino all'attacco della ferrata dei corni e arriva comunque a Terzalpe ma è molto lungo e ripidissimo in discesa e la cosa potrebbe mettere in seria difficoltà le tue ginocchia, gambe e caviglie. Inoltre se decidi di scendere da quella parte stai attento ai segni perché in molti casi il sentiero si dirama e sbagliare significa fare parecchia strada in salita su sassi piccoli e friabili. 
In parole povere è altamente sconsigliabile per un neofita, soprattutto se ha una preparazione atletica un scarsa.
Giunto a Terzalpe potrai continuare la tua discesa sulla carrozzabile fino a Canzo e quindi riprendere la tua rumorosa auto e tornare alla civiltà borghese da cui se venuto.






venerdì 8 maggio 2015

DA CANZO AL MONTE CORNIZZOLO

SENTIERO: T (primo tratto) E per tutto il resto del tragitto
TEMPO MEDIO DI ASCENSIONE 1:50 - 2:00 per il rifigio SEC 2:20 - 2:30 per la cima
TEMPO MEDIO DI DISCESA: 1:00 - 1:20
ALTITUDINE MASSIMA 1241 M 
RIFUGIO DI RIFERIMENTO: SEC 1050 m
PERIODO CONSIGLIATO: DA FINE MARZO A FINE OTTOBRE (con adeguate condizioni meteo) 


Se sei un vero neofita della montagna e se abiti il Lombardia la cosa migliore che puoi fare per muovere i tuoi primi passi su per le montagne è rivolgerti alle prealpi lombarde.
Sono poco distanti dalle città di pianura, offrono difficoltà tecniche non esagerate ma un impegno fisico comunque considerevole per chi ha appena cominciato e appagano i begli scorci sui laghi e per la natura circostante.
La zona di Canzo offre un paio di escursioni molto semplici che possono essere un buon punto di partenza per la tua voglia di escursionismo senza rischiare di farti venire un collasso al primo tentativo e desistere per sempre dai tuoi propositi.
I due percorsi più comuni sono la salita al Cornizzolo e quella ai Corni di Canzo (di cui parleremo in un post successivo).

Presupponendo che il lettore medio di questo post sia un bradipone da divano la redazione ha preso la decisione di accompagnarti mano per mano su per la salita. Siamo un pò come quella tua vecchia zia che abitava in campagna tanti anni fa e che ti ha insegnato tante cose sulla natura dall'andare a prendere le uova nel pollaio  a scuoiare i conigli (e quindi a diventare vegetariano).

Anzitutto per arrivare a Canzo ti consigliamo di utilizzare il navigatore saltellitare, ormai anche il cellulare più scrauso ne ha uno quindi non fare storie.

Arrivato a Canzo potresti settare il tuo apparecchio di localizzazione satellitare su Via Gajum, passate alcune strade strettissime che metteranno alla prova le tue doti di guidatore da città potrai parcheggiare in un magnifico parcheggio (potresti anche andare oltre ma non troverai sempre posto e i vigili del paese sono molto ligi alle regole), ampio e assolato, cambiare le tue scarpette da città e indossare i rudi panni del montanaro.
Ti piace la trasformazione? Ti senti un eroe d'altri tempi? La scolaresca che incontrerai tra poco e ti sorpasserà cantando canzoni stupide al seguito della maestra ti dimostrerà che sei lontano anni luce dalla realtà dei fatti.

Se avete deciso di darci retta e di parcheggiare al parcheggio di Via Gajum segui la strada in salita, incontri già le prime frecce bianche e rosse che ti indicano gli attacchi dei sentieri, difficile perdersi, se avete invece deciso di non darci retta speriamo che vi perdiate e che vi ritrovino anni dopo come la mummia del Similaun.

Seguendo la strada, che per il tratto finale costeggia un torrente, arriverete ad uno spiazzo dove vedrete alcuni alberghi.
Sulla sinistra della strada c'è un piccolo parcheggio (in primavera e in autunno è un'ottima alternativa al parcheggio più sotto in estate evitate perché è di proprietà degli alberghi) e subito nei pressi potete notare una fontanella d'acqua:

 vi consigliamo di svuotare le borracce della fetida acqua milanese e di riempirle con quella. 
Le montagne intorno a Canzo sono ricche di fonti e l'acqua che la montagna regala è davvero ottima 








Fatto rifornimento d'acqua potete passare oltre.
tornando sulla strada vi troverete ad un bivio con delle frecce molto evidenti (se non le trovate avete bisogno di una buona visita dall'occhialologo)

L'ultima freccia in basso è quella che ci interessa, indica il rifugio SEC (Società Escursionisti Civatesi) che troverai nei pressi della vetta e, come puoi vedere il monte Cornizzolo, con la dicitura 2.40 ore.

Seguendo la freccia ti troverai a percorrere una strada carrozzabile dove, in settimana, potresti incontrare delle scolaresche in gita: si tratta di un sentiero geologico. Se ti fermi ad ascoltare potrai imparare cose molto interessanti senza nemmeno avere pagato la quota d'iscrizione alla maestra.
Dopo un parcheggio privato la strada fa una curva. 
Oltrepassa una sbarra e continua  costeggiando il fiume finché raggiungerai un guado e noterai una freccia che ti indica con la dicitura "CORNIZZLO" che ti invita a oltrepassare il fiumiciattolo; subito oltre potete notare dei segnavia di colore bianco e rosso sugli alberi.

In estate il guado del fiume non è una cosa estremamente difficile: c'è poca acqua e i sassi su cui saltare sono molto evidenti, in primavera bisogna prestare maggiore attenzione e soprattutto evitare di saltare alle spalle di un eventuale compagno (o peggio di un emerito sconosciuto) che ancora sta guadando il torrente prima di voi.

Oltrepassato il torrente vi troverete a inerpicarvi per un sentiero boscoso che, almeno per i primi minuti, vi apparirà molto chiuso e buio, accompagnati dal rumore del torrente che scorre alla vostra destra.
il primo pezzo di sentiero è molto ripido e, se è la prima volta che salite in montagna, non mancherà di affaticarvi parecchio.
tenete presente che la parte ripida della salita termina più o meno in una mezz'oretta per poi darvi tregua una volta che avrete "scollinato".
Consigliamo di fare attenzione ai massi bagnati, alcuni sono scivolosissimi.
Il sentiero è comunque molto ben segnato e perdersi è impossibile (lo diciamo per coloro che da piccoli sono stati traumatizzati dalla visione di The Blair Witch Project)

Dopo qualche ora di estenuante camminata tra i boschi (sorpassato da allegri gruppi di pensionati che ti hanno già doppiato diverse volte), arriverai ad un bivio indicato da due frecce: una ti indica il rifugio e il sentiero degli alberi monumentali, l'altra sempre il cornizzolo.
E' assolutamente ininfluente quale delle due strade scegliate.
Se siete amanti del Signore degli Anelli o delle atmosfere alla Skyrim vi segnaliamo il sentiero degli alberi monumentali.
Se siete fortunati potreste essere aggrediti da un gruppo di troll che abita la malga diroccata che troverete sulla vostra sinistra, altrimenti pazienza, sarà per un'altra volta.

In ogni caso arriverete sempre su di un bellissimo prato punteggiato di fiori e rocce bianche sulle quali potrete sdraiarvi a prendere il sole e a maledirvi perché intorno a voi, soprattutto nei week end è tutto un fiorire di gente che limona e voi non avete più una relazione da ben prima che l'uomo delle caverne inventasse il graffito.

Sconfitti nella vostra autostima non vi resta altro che guardare verso l'alto e puntare decisamente verso la vetta del monte Cornizzolo, rappresentato da una croce di ferro.

La salita alla cima  è piuttosto ingannevole. Da sotto sembra molto facile e tranquilla ma in realtà, soprattutto nel tratto iniziale è ripidissima e toglie davvero il fiato.
Prestate anche attenzione a dove andate a mettere i piedi: il sentiero, infatti, in questo pezzo non è più tracciato e dovrete inventarvi la strada, magari guardando quello che fanno quelli davanti a voi.
La vista dalla cima, nelle giornate di sole è davvero incantevole ma non postiamo le foto perché non vogliamo spoilerarvi nulla (e perché il giorno che siamo saliti per farle il tempo faceva schifo e non si vedeva niente) 

Scendendo dalla cima potreste avere un po' di fame.
Dal prato, salvo preoccupanti lesioni cerebrali, non potete non aver notato il rifugio SEC posto al limite orientale del pianoro.
Il rifugio è molto economico e potrete tranquillamente magiare un primo e un secondo per una quindicina di euro (bevande escluse).

Il problema è che il posto è più frequentato del McDonald di piazza Duomo e quindi rischiate di non trovare più nulla da mangiare.
Il consiglio che possiamo darvi è quello di prenotare il pasto appena arrivati al prato e decidere sulla base del tempo che vi rimane se aspettare, salire alla vetta e poi tornare a mangiare o se desistere del tutto perché siete fuori tempo massimo.


Unico consiglio che possiamo dare sulla discesa (che si fa dalla stessa parte da cui si è saliti) è quello di fare attenzione all'ultimo pezzo prima del torrente che, per la sua scivolosità soprattutto nelle mezze stagioni, è piuttosto infido.
Buon divertimento.
poi ci siamo tornati solo per regalarvi 
la 
 foto della vetta (dite grazie)

mercoledì 6 maggio 2015

EQUIPAGGIAMENTO IN MONTAGNA: guardarsi le spalle (ovvero lo ZAINO da montagna)

Altro elemento piuttosto importante (ovviamente dopo le scarpe, di cui abbiamo parlato nel post precedente) quando decidi di intraprendere la nuova carriera del camminatore di vette è lo ZAINO.

Sappiamo che quando hai annunciato alla famiglia che tra una settimana saresti per la prima volta andato in montagna la tua povera madre ha avuto un tracollo di preoccupazione che nemmeno se gli avessi detto che avevi intenzione di partire volontario per la campagna di Russia e che poco prima della partenza la brava donna ti ha riempito di raccomandazioni e ti ha detto di non dimenticare di portarti dietro l'intero guardaroba e delle provviste che non sarebbero necessarie nemmeno se avessi deciso di partire alla volta della terra di Mordor.

In parole povere tua madre non lo sa, ma inconsciamente vuole trasformarti in questo:

Intendiamoci, noi amiamo le bestie da soma ma ti possiamo assicurare, dall'alto della nostra decennale esperienza, che in montagna ti servono poche cose, ma essenziali.


Se decidi di andar via solo per una giornata, magari con sosta al rifugio per mangiare, quello di cui hai bisogno sono un paio di magliette di ricambio (anche se sei un muflone sudato, e ti inzuppi anche per fare il tragitto da casa tua alla fermata dell'autobus non te ne serviranno di più), una felpa leggera, nel caso che la stagione non sia troppo calda (che cavolo te ne fai della felpa a 1000 metri d'altezza ad agosto?), di un k way, che ti sarà piuttosto utile in caso di acquazzone improvviso... e ti assicuriamo che capita più spesso di quanto tu non creda, di una borraccia o, se ti manca, di una bottiglia d'acqua, e di un paio di calze di ricambio utili se ti infilerai con tutta la gamba in un bel ruscello che credevi di essere capace di guadare (stolto!).

Tutto questo sta in qualunque zainetto da città, anche in quello dei Pokemon che usavi alle scuole elementari e che ti sei tenuto perché nutri ancora un amore contro natura per quello sgorbio di Pikachu.

Se tuttavia ti sentissi voglioso di qualcosa in più e se te lo vuoi permettere comprati uno zaino specifico per la montagna.
Questo tipo di zaino ha alcune caratteristiche che lo rendono più performante per le il trekking dai materiali alla forma ma, anche in questo caso devi fare attenzione a ciò che compri e devi cercare di evitare di buttare via i tuoi miseri spiccioli.
Alcune piccole regolette per l'acquisto:

1) MEGLIO COMPRARE UNO ZAINO SULLA BASE DELLE TUE ESIGENZE: in commercio ci sono zaini da 20; 30; 40; 50;... litri: se la tua intenzione, almeno per ora, è di fare piccoli sentieri in giornata resta su misure piccole (30 - 40 litri sono perfetti), quelli più grandi vanno bene per trekking più lunghi, nei quali magari devi portare via anche il sacco a pelo e qualche cambio in più e sono comunque piuttosto ingombranti, considera che, anche se in futuro comprerai uno zaino più grande perché magari la tua passione ti ha preso la mano e ti deciderai a fare percorsi più impegnativi, utilizzerai sempre anche lo zaino più piccolo, perché la piccola scampagnata tra amici ad inizio stagione ti capiterà sempre.

2) GUARDA BENE LO SCHIENALE: lo schienale dello zaino deve essere abbastanza rigido e possibilmente regolabile. Lo zaino deve aderire molto bene alla schiena e deve rendere comoda la tua postura, uno zaino che ti costringe a pose innaturali rende, alla lunga, il percorso un vero calvario.

3) SPALLACCI E CINTURE: per lo stesso motivo gli spallacci devono essere ben imbottiti e anch'essi regolabili e le due cinture (quella più grossa ventrale e quella piccola posta all'altezza del petto) devono essere anch'esse allungabili.
Le due cinture non sono un abbellimento estetico, servono a fare aderire lo zaino al corpo e, se ben aderenti diminuiscono di molto il peso dello zaino sulle spalle bilanciandolo sull'intera colonna vertebrale aiutandoti nella salita e soprattutto garantendo una migliore stabilità.

4) TASCHE: una volta gli zaini erano piuttosto ingombranti, penso che tutto abbiamo visto i vecchi boy scout arrancare per le strade con quegli enormi zainoni pieni di tasche laterali che non si capiva bene cosa ci fosse dentro.
Sebbene quel tipo di zaino ormai sia stato superato dai tempi (grazie al cielo e soprattutto alla tecnica) ancora oggi quando acquistiamo uno zaino dobbiamo fare attenzione al numero di tasche di cui questo è dotato.
Tieni presente che un buono zaino deve avere comunque uno scomparto per la borraccia, possibilmente lontano da quello nel quale terrai il tuo portafogli, eventuali carte geografiche e capi di abbigliamento. Non potrai mai essere sicuro fino in fondo di avere chiuso a dovere la tua borraccia e giungere in cima e scoprire che tutto quello che hai portato (anche i panini fatti con tanto amore dalla mamma) è bagnato fradicio è un'esperienza che non ti auguro davvero.
Un'altra tasca piuttosto importante è quella nella quale metterai i tuoi effetti personali più piccoli: chiavi, orologi, catenine e cose del genere... non saresti il primo ad urlare bestemmie giunto al parcheggio perché ti sono cadute dallo zaino le chiavi della macchina.

Per quanto riguarda il capitolo prezzi, come per le scarpe, anche qui il mercato offre molte soluzioni.
Ultimamente ho visto anche zaini da 19 euri, ma a questo punto tieniti i soldi e utilizza quello di Pikachu che è sempre lì, che langue nella cantina.
Per un modello accettabile di zaino da 30/40 litri, senza fare discorsi di marche, il nostro consiglio è di non scendere sotto le 40/50 euro.

Per qualunque dubbio rivolgetevi al commesso del negozio, è un precario che sarà ben lieto di aiutarvi e sperare così che il padrone non lo butti fuori dal posto lavoro.

Buon divertimento




EQUIPAGGIAMENTO IN MONTAGNA: quel bisogno di SCARPE che non vuole sentire ragioni!

Ordunque, nei post precedenti abbiamo analizzato cosa spinge un uomo normale ad intraprendere gli ardui sentieri della montagna e quali sono le regole base della sicurezza e dell'orientamento in montagna. Ora ci pare arrivato il momento di puntualizzare qualche cosa sull'equipaggiamento basilare per andare in montagna.
Prima legge della montagna targata mercataro: la montagna costa relativamente poco ma all'inizio devi versare della moneta per attrezzarti.
La vita è così caro compagno, nulla si fa aggratisse... tuttavia non c'è ragione di spendere un patrimonio per andare a fare una scampagnata in montagna solo per dimostrare ad amici, parenti e benauguranti di non essere proprio un muflone d'appartamento.

Cominciamo con l'attrezzatura base - base (quella per intenderci che se non ce l'hai sei uno uomo scivolato da un pendio): LA SCARPA.
Se c'è una qualche fanciulla tra i miei quaranta lettori essa sa, da un punto di vista genetico, che la scarpa è tutto... non solo un elemento di fascino ma anche uno stile di vita e una forma di lettura del mondo circostante.
I maschietti all'ascolto non capiscono... Vabbé facciamocene una ragione!

In montagna una scarpa è parecchio di più che un semplice elemento di contorno del vestire, la scarpa è la condizione necessaria e sufficiente per poter andare per sentieri.
La scarpa permetterà anche al peggior bradipo da marciapiedi di non farsi mooolto male sui declivi e di non spappolarsi l'alluce contro la prima pietra sul sentiero.

In commercio puoi trovare una infinita qualità di scarpe da montagna (marca e modello sono ininfluenti) che possono andare da un minimo di 50 euro ad un massimo di 200 (sotto c'è l'incomprabile, sopra è un furto a meno che tu non sia Messner) vai a fare un giro in un qualsiasi negozio e dai un'occhiata.

In commercio ci sono anche scarpe da utilizzare solo in inverno che hanno delle caratteristiche particolari che non sto qui a specificare, se sono i tuoi primi passi in montagna è improbabile che deciderai di salire sull'Ortles a gennaio quindi...

Detto questo ci sono una serie di regole che devi tenere presente come la bibbia:
1) LA TUA SCARPA TI DEVE TENERE ASCIUTTO: in montagna, soprattutto in basso, e quindi a inizio sentiero e in alto, quindi quando ne hai più bisogno, il tuo piede entrerà in contatto con molte pozze d'acqua e tratti nevosi. In ognuno dei due casi se dovessi trovarti con i piedi allagati e congelati sarebbe un bel guaio. Il rischio più grande è quello di riempirti di piaghe per l'esposizione della pelle all'umidità ma anche la sensazione di dover camminare in una palla per pesci rossi non è per nulla piacevole.
Quasi tutte le scarpe in commercio sono dotate di suole in Vibram (o simili) e di rivestimento impermeabile, non dovresti avere alcun problema a provvedere a trovarne un paio di questo tipo.
2) LA TUA SCARPA DEVE TENERE BEN SALDA LA CAVIGLIA: le scarpe da montagna, soprattutto per principianti devono tenere assicurata la caviglia in modo da evitare di prendere dolorose storte, soprattutto in discesa, quando è più facile avere dei problemi di stabilità.
Una storta in montagna è una gran brutta situazione, si può dover arrivare a chiamare i soccorsi e, come puoi intuire da solo, non è una cosa piacevole.
In commercio troverai anche scarpe da montagna che non hanno sostegni per la caviglia, per ora lasciale perdere.
3) LA SCARPA DEVE STARTI BENE COME UN GUANTO: prezzo elevato non vuol dire assolutamente miglior confort! Ci sono scarpe che, nonostante il prezzo esorbitante, ancora oggi, non sono in grado di portare.
La scarpa migliore è quella che ti sta comoda!
Quando compri un capo osserva come ti sta: se senti che "punta" troppo in avanti evita di comprarla: in discesa ti farà vedere le pene dell'inferno.
Se la senti troppo larga (cosa che ti può far pensare che è molto comoda lì per lì) desisti: pianta troppo larga significa gioco eccessivo del piede e quindi vesciche.
4) TUTTO IL RESTO E' RELATIVO: non sei in città, lo so che quel modello rosa ti piaceva da impazzire e che se fosse stato NIKE lo avresti comprato per andarci in ufficio, ma qui non ha alcuna importanza, inoltre il rosa ti sbatte tantissimo, desisti!
5) IL CALZETTONE PESANTE: quando vai a comprare una scarpa portati dietro un calzettone pesante. considera che, anche se salirai in montagna solo a luglio e agosto, dovrai sempre usare un calzettone sportivo (meglio se butti via due soldi in più e ti compri quelli tecnici che vendono praticamente ovunque) quindi il piede starà un pò più stretto.

Quando indosserai la tua scarpa la prima volta ricorda che deve essere ben allacciata: non stringere come se fosse un laccio emostatico, non ti devono amputare il piede e, per converso, non tenere le stringhe larghe che non sei stato invitato ad un contest Hip hop, ricordati che scarpe allacciate troppo larghe vanificano la protezione della caviglia... e allora che cavolo hai comprato a fare 100 euri di scarpa?

Detto questo buona camminata!

martedì 5 maggio 2015

QUALCHE PICCOLA NOZIONE DI BASE SULLA SICUREZZA IN MONTAGNA

Fatte le dovute premesse filosofiche cominciamo a darti i primi piccoli consigli sulla montagna che ti serviranno per muovere i primi passi nell'affascinante mondo delle vette senza fare la figura del fesso completo e senza possibilmente farti partire un ginocchio e restare invalido per mesi e mesi tirando giù dal cielo tutti i santi che hai conosciuto nei tuoi anni da chierichetto.

consiglio numero UNO:

tieni sempre a mente che tu, almeno per ora, non sei questo qui:



lo sappiamo che ti piacerebbe ma non ci siamo proprio... il tuo ortopedico ne sarebbe contentissimo, ci mancherebbe altro, anche il tizio che ha appena aperto un negozio vicino a casa tua e vende stampelle e supporti per disabili troverebbe che un tuo esperimento in questo senso potrebbe dare una svolta alla sua situazione economica... il consiglio però è di pensare alla tua povera mamma e al dolore che le daresti!












Non sei nemmeno questo qui:



forse un domani ci arriverai ma per adesso scordatelo









Ad oggi sei più che altro così:


Non te lo dimenticare, il modo migliore per fare del male a se stessi e agli altri in montagna è travisare i propri limiti.
Prima ancora dell'attrezzatura corretta, della cartografia, dei GPS e di tutte le stupidate di cui il tuo mercataro di fiducia ti riempirà quando andrai in negozio per la tua prima spesa di montagna, la cosa più importante è sapere che hai dei limiti e che ci sono delle cose che, semplicemente, non sei ancora in grado di fare se è la prima volta che metti le scarpe ai piedi.

In questo, la segnaletica, su ogni sentiero ti aiuterà parecchio ma, soprattutto per alcune regioni geografiche, dentro e fuori dall'Italia, dove questo aspetto è poco curato, ti consigliamo di scegliere con cura un sentiero prima della partenza aiutandoti con guide cartacee o con internet (ci sono ottimi siti con tutte le indicazioni per raggiungere vette e rifugi)


Il CAI classifica i sentieri in Italia attraverso lo schema che riportiamo qui sotto, lo puoi trovare in ogni libro o sito internet dedicato e ha il pregio di essere chiaro e facile; nel prosieguo di questo blog ce ne avvarremo spesso:


T= SENTIERO TURISTICO: può essere a carattere naturalistico, storico o tematico,... non presenta particolari difficoltà non ha grandi tratti in salita e può essere percorso praticamente da tutti.


E= SENTIERO ESCURSIONISTICO: privo di difficoltà tecniche che corrisponde in gran parte a mulattiere o a sentieri di accesso a rifugi o di collegamento fra valli. E’ il tipo di sentiero maggiormente presente sul territorio e più frequentato e rappresenta il 75% degli itinerari dell’intera rete sentieristica organizzata.


EE= SENTIERO PER ESCURSIONISTI ESPERTI: sono sentieri che si dipanano per tratti alpini piuttosto impervi a tratti esposti a strapiombi e che richiedono una buona conoscenza della montagna e delle tecniche alpinistiche di base oltre ad una buona preparazione fisica. A volte (ma non sempre) un sentiero segnato con la dicitura EE può essere attrezzato con CATENE, SCALE, FUNI O CORRIMANO, utili a garantire la sicurezza. UN SENTIERO DI QUESTO TIPO NON VA MAI AFFRONTATO DA UN NEOFITA SENZA L'ADEGUATA ATTREZZATURA ANCHE SE ACCOMPAGNATO DA UN ESPERTO ALPINISTA.


EEA= VIA FERRATA E ATTREZZATA: Vie di tipo alpinistico che conducono verso cenge e creste particolarmente difficili, queste vie sono sempre attrezzate con FUNI, CATENE e SCALE e per percorrerle è obbligatoria un'attrezzatura fatta da imbraco, casco e dissipatore.


Non si vuol fare del terrorismo ma è importante capire che sopravvalutare le proprie capacità e prendere una via al sopra delle mie competenze può portare a problemi davvero gravi e che molti incidenti in montagna avvengono per questo tipo di disattenzioni da parte dei neofiti.

Inoltre se andate in montagna con un gruppo di amici per divertirvi dovete tenere presente che una stupidaggine rovina la salita a tutti.

I sentieri sono di norma dotati di una segnaletica piuttosto chiara fatta di frecce e segnavia.


Sui sentieri puoi trovare diverse frecce segnaletiche ma negli ultimi anni il CAI sta uniformando la grafica delle stesse in maniera da essere molto chiara e universale



 Sulle frecce segnaletiche attualmente in uso sono riportate le mete raggiungibili con il relativo tempo di percorrenza (nella foto 1.00 - 1.45 - 2.30); il numero del sentiero (nella foto in esame il numero 609): la sezione del CAI o l'azienda turistica territoriale che curano il sentiero (non sempre e comunque non è un'informazione dalla quale dipende il destino del mondo) e se il sentiero appartiene ad una particolare rete di sentieri speciali di lunghissima percorrenza (nel Caso specifico la sigla SP nel cerchietto bianco  ma più facilmente potreste vedere la dicitura SI che sta per Sentiero Italia) 


Quando farai per la prima volta un sentiero, a meno che tu non abbia la stazza di un bue muschiato o la preparazione atletica di un bradipo anemico ti accorgerai che i tempi segnati sono valutati per eccesso, e normalmente ci si mette un 10-15% in meno di quanto segnato.

Non sentirti un alpinista e non vantarti della cosa in rifugio , potresti trovare un pensionato che ha fatto lo stesso tragitto in molto meno tempo di te.

Oltre alle frecce, sui sentieri troverai anche dei simpatici segni colorati di norma dello stesso colore delle frecce segnaletiche posti su sassi e altri elementi naturali... non preoccuparti, non sono passati i Black block servono per indicarti che sei sulla giusta strada e che devi proseguire nella direzione indicata.
In alcuni casi, su sentieri molto impervi di alta montagna o dove in certi periodi dell'anno cade moltissima neve i segnavia sono rappresentati da piccole piramidi di sassi disposti lungo le tracce di sentiero, vengono spesso chiamati "omini di sassi".

Da tutto quanto detto sopra nasce il consiglio numero DUE: mai fare l'esploratore: se esiste un sentiero SEGUILO! Spesso tornare sui propri passi, quando ci si è accorti di avere fatto una cazzata, è difficile se non impossibile

Esisitono ottimi alpinsti che hanno tracciato vie nuove laddove nemmanco si credeva si potesse salire ma TU non sei tra questi, almeno per ora, non te lo dimenticare.